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Conclave, perché il fumo diventa nero o bianco: storia e chimica della fumata

Santo Cremonesi
06/05/2025
Vita Digitale
camino conclave

Dal 7 maggio ogni ora può diventare decisiva. Non appena il Conclave si chiuderà nella Cappella Sistina, l’attenzione dei fedeli si concentrerà sul sottile camino in rame collocato il 2 maggio dai Vigili del Fuoco.

Quel piccolo condotto, discreto solo in apparenza, trasmetterà attraverso il colore del fumo l’esito della votazione per il successore di Pietro. Il rito, perfezionato in oltre due secoli, coniuga simbolo religioso e competenza tecnica, regalando all’intera comunità un segnale immediato che racconta un accordo raggiunto a porte chiuse.

Dalle origini ottocentesche al codice dei colori

All’inizio dell’Ottocento i romani stazionavano davanti al Quirinale, allora dimora pontificia, in attesa di un indizio sull’elezione. Per semplificare la comunicazione, i cardinali bruciavano le schede al termine di ogni scrutinio nella stufa della Sala Regia: l’apparizione di fumo segnalava la mancanza di quorum, mentre l’assenza di emissioni certificava la scelta del nuovo vescovo di Roma.

In quel periodo non esisteva alcuna distinzione cromatica. Solo nel 1914 venne adottato il linguaggio bianco-nero; Benedetto XV fu il primo pontefice annunciato da una nube candida. Da allora, due scrutini consecutivi senza maggioranza qualificata producono la colonna scura, mentre la tinteggiatura chiara sancisce la decisione finale.

Nel tempo la visibilità degli sbuffi è stata migliorata affiancando al camino il suono delle campane della Basilica di San Pietro, in modo da sciogliere ogni dubbio anche in caso di condizioni atmosferiche avverse.

La miscela che colora il cielo sopra la Cappella Sistina

Il braciere principale, costruito nel 1939, continua a trasformare in cenere le schede. Nel 2005 è stato affiancato un secondo dispositivo dedicato esclusivamente alla colorazione: la doppia stufa permette di separare carta e composti chimici, rendendo più definita la nuvola prodotta.

Padre Federico Lombardi, allora direttore della Sala Stampa vaticana, spiegò che la nube scura deriva da una miscela di perclorato di potassio, antracene e zolfo, mentre quella chiara nasce dall’unione di clorato di potassio, lattosio e colofonia.

Resistenze elettriche riscaldano le polveri; un ventilatore favorisce la risalita dei vapori; il comignolo, sporgendo sul lato sinistro del tetto, diffonde il messaggio sopra Piazza San Pietro. Dal 2013, durante la fumata bianca, il campanone suona in sincronia con il fumo per garantire un annuncio inequivocabile sia ai presenti sia a chi segue da lontano.

Così, tradizione liturgica e scienza lavorano fianco a fianco per regalare al cielo di Roma una colonna che rimarrà impressa nella memoria di milioni di persone.

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